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La via delle spezie

Il primo esempio di globalizzazione

È stato forse il primo esempio di globalizzazione commerciale e alimentare, la rotta delle spezie ha cambiato le regole dell’economia e della gastronomia a livello planetario. Al giorno d’oggi, epoca in cui tutto è accessibile, in cui tutto si può comprare al supermercato, al centro commerciale o magari online su in sito e-commerce, può sembrare strano che prodotti come zafferano, pepe o zenzero fossero così preziosi da essere quotati. La rotte delle spezie, conosciuta anche come via delle spezie, collegava il vecchio continente europeo all’India, e venne praticamente “aperta” ad opera dei portoghesi, più precisamente dal principe Enrico il Navigatore, promotore delle missione portata a termine da Vasco de Gama nel 1498.

A cosa serviva il nuovo canale commerciale

A monte vi era l’esigenza di creare un canale di commercio che escludesse tutti gli intermediari turchi, veneziani, arabi e persiani la cui presenza, oltre ai dazi imposti dall’Impero Ottomano, era motivo di rincaro del prezzo delle spezie. La rotta delle spezie prevedeva la circumnavigazione dell’Africa bypassando i paesi arabi. Tutti coloro che fino a quel momento avevano avuto un ruolo predominante nel commercio internazionale persero il monopolio, con conseguente caduta nelle quotazioni delle merci e incremento di domanda e offerta. In un solo colpo divennero obsoleti e meno importanti anche percorsi antichissimi come la Via della seta, e la Via dell’incenso.

Il percorso della rotta delle spezie

La prima parte del viaggio copriva la distanza da Lisbona al Capo di Buona Speranza, risalendo poi la parte costiera dell’Africa orientale fino a alla costa occidentale dell’India, attraverso il Mare Arabo. La seconda parte partiva dalla circumnavigazione di India e Ceylon, Golfo di Bengala, passando tra Indonesia  Malesia, poi tra Sumatra e Jawa, approdando alle cosiddette Isole delle Spezie o Molucche (Ternate, Ambon e Tidore).

Il valore delle spezie nell’antichità

Prima dell’apertura della rotta delle spezie queste ultime avevano un valore commerciale enorme. Il motivo di prezzi così alti, oltre alle tasse doganali e al costo degli intermediari, stava nel loro utilizzo non solo alimentare ma anche a scopo farmacologico. Tra le spezie maggiormente importante vi erano: chiodi di garofano, cannella, noce moscata e pepe. Proprio il pepe ad esempio era usato come moneta durante il Medioevo, mentre a Firenze il mercato delle erbe aromatiche era oggetto di vere e proprie quotazioni. Nel terzo secolo dopo Cristo Alarico re dei Goti, dopo aver attaccato Roma chiese un tributo in oro, argento e di una tonnellata di pepe.

Le spezie più importate, zone di origine e utilizzi in cucina

Cannella

Dalla Cina e dallo Sri Lanka, usata per profumare dolci, the, tisane, cioccolato e vin brulé.

Anice stellato

Dal Vietnam del nord e dalla Cina, ingrediente per pane speziato, pesce e aroma per bevande.

Cardamomo

Dal Nepal, utilizzato per insaporire dolci, riso e carni.

Coriandolo

Dal Marocco e dalla Cina, utile per aromatizzare carne, pesce e verdura.

Cumino

Dal Nilo, ottimo in ricette con verdure, formaggi cotti, carni, e tuberi al forno.

Curcuma –LINK

Dall’India, per brodi, minestre e riso, usato anche in sostituzione del più costoso zafferano.

Garofano

Da Malesia e Madagascar, buono per aromatizzare brodi, selvaggina e sott’aceti.

Noce moscata

Dalle Antille e dall’India, impiegato in ricette con formaggi, uova, bechamel, in dolciumi e biscotti.

Papavero

Dal Medio Oriente, usato nella preparazione di formaggi, dolci e pane.

Pepe (rosa, verde, nero e bianco)

Da India, Brasile e Giamaica, praticamente per qualunque pietanza.

Vaniglia

Dal Messico, molto sfruttata in pasticceria e per aromatizzare lo zucchero.

Zenzero

Dalla Giamaica, dall’India e dall’Asia tropicale, usato in pasticceria e in panificazione.

Le spezie nelle diverse civiltà della storia

Tremila anni prima di Cristo erano già note quasi 5mila tipi di spezie. Egiziani, Sumeri, Cinesi, Persiani, Assiro-babilonesi le usavano per preparare medicine, per scopi alimentari e per riti sacri. Durante l’Impero Romano erano una merce molto preziosa al pari della sete e delle gemme ed il loro prezzo veniva pagato in oro. Carlo Magno durante il suo regno emanò un editto che elencava le cento spezie, erbe aromatiche e piante medicinali che dovevano essere obbligatoriamente coltivate sul suolo dell’impero (tra queste cumino, coriandolo, senape e papavero). Durante il Medioevo le spezie erano ampiamente usate a scopi officinali, in cucina e per preservare la durata del cibo.

Curiosità e leggende sulle spezie

Prima dell’apertura della rotta delle spezie il monopolio commerciale di aromi, erbe officinali e profumate era nelle mani degli arabi. Per mantenere l’esclusiva sulle transazioni i mercanti ottomani diffondevano storie e leggende circa la vera origine delle spezie. Si narrava che i luoghi di provenienza delle erbe aromatiche erano popolati da creature spaventose come uccelli giganti, draghi e popoli selvaggi che le custodivano gelosamente.

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